Se Trump diventa mandante morale

Scritto il 14/09/2025
da Vittorio Feltri

Se la vita e il destino dovessero dar retta alla geopolitica e alle analisi degli esperti tivù, Charlie Kirk avrebbe dovuto attendersi la morte colpito da un drone o annientato da un missile ipersonico, proveniente dalla possente Alleanza Orientale radunata nei giorni scorsi a Pechino. Com'è che invece, il 31enne cresciuto nei sobborghi di Chicago, leader dei giovani trumpiani e «figlio spirituale» di Trump, è stato ammazzato dal proiettile di un suo fratello d'Occidente? Non da un pazzo, ma da un ragazzo colto, niente affatto esaltato, che non ha teorizzato con frasi sconnesse il suo gesto di millimetrica devastazione, ma ha indicato, incidendo sul proiettile «Bella Ciaoooo», con molte «o» per far vibrare l'emozione, l'appartenenza ad un'altra alleanza, molto occidentale, e transatlantica, la galassia «Antifa (scista)», una religione italiana che ha dogmi chiari, e nemici scritti nelle teste. Non sto parlando della guerra civile di 80 anni fa, ma di quella che, in maniera non conclamata ma reale, continua anche oggi. Per intenderci: la volontà prevaricatrice dei compagni non si è esaurita con le Brigate rosse e i suoi tardi epigoni, ma è una brace mai raffreddatasi nella sinistra, persino in quella insospettabile di intolleranza ed anzi predicatrice di libertà e libertarismo. Ricordo che nel 2001, alla vigilia delle elezioni politiche dove si prevedeva una vittoria schiacciante di Berlusconi e del centrodestra, denunciarono la presenza di queste scorie tossiche tra i progressisti, Giampaolo Pansa con baldanza e poi, con la tradizionale prudenza, Paolo Mieli: la chiamarono «guerra civile mentale» o «verbale», e la sorpresero persino corrodere il pensiero di un padre della patria come Norberto Bobbio il quale aveva proposto un appello elettorale, firmato da molti intellettuali con due cognomi, contro l'incombente «dittatura fascista». Dopo 24 anni siamo punto e a capo.

Questo è oggi il male più grande dell'Occidente. La manipolazione del principio universale, dietro il quale si nascondono tutti, coincidente con la parola «libertà». Che cos'è? Soprattutto cos'è diventata?

La sinistra marxista rivoluzionaria ritiene coincida con l'eliminazione del nemico. Okay, almeno sono chiari. Ma anche quella liberal o liberale o dem non ci va molto lontano. Sia

pure usando di solito - il linguaggio della scomunica civile, dell'anatema morale, adoperando parole spregiative e perfide che scaricano nel lazzaretto dei barbari, estromessi dal territorio della decenza pubblica, chi non ragiona come loro su alcune piccole grandi cose. È più importante essere padri, madri, e figli, o l'opinione politica? Si può credere e pensare senza temere una pallottola?

Charlie Kirk, che scommetto il 99 per cento degli italiani nemmeno sapeva esistesse, è stato definito nelle patetiche cronache della sua triste morte «ultraconservatore antiabortista», «estremista cristiano favorevole alla famiglia e contrario al gender», salvo appioppargli il titolo di «suprematista bianco», cosa falsa. Ultra+estremista+destra+cristiano. Un cocktail verbale da ammazzare un cavallo. In questo modo tutti hanno capito che era uno che se l'è cercata. E alla fine, la colpa di tutto è del suo mentore Donald Trump, vedi il titolo di Domani: «Il culto della violenza. Trump sta devastando la nostra democrazia». Oh bella, il mandante dell'assassinio è Donald. Che sia il prossimo ad essersela cercata, avendo provocato un leggero eccesso di legittima difesa nei democratici?

L'assassinato, padre di due figli, una moglie che stava accanto a lui, quando è stato colpito, aveva intuito perfettamente questa dinamica criminale che serpeggia nella sinistra. L'incapacità di opporre argomenti razionali a quel che lui da conservatore e cristiano riteneva legati alla verità delle cose. E il conseguente rifiuto di accettare da parte degli avversari la sua sfida dialettica testimoniata nel concreto, con la sua inermità e franchezza. Egli diceva: «L'aborto è un omicidio e perciò dev'essere dichiarato illegale; il gender è contro la natura, una donna è donna, e un uomo è un uomo; l'immigrazione di massa distrugge l'America». Dava un orizzonte di vita buona, familiare, positiva, pacifica a queste sue scelte, e le associava a «una riconquista spirituale». Uno degli ultimi messaggi è stato: «Cristo è morto perché voi possiate vivere». Personalmente non ho certo questa fede, ma non la ritengo una minaccia esistenziale. Ha usato però una brutta parola, che ha segnato la sua condanna a morte: «riconquista». È stata percepita come un attacco totale, inaccettabile, ai nuovi dogmi dell'Occidente tenuti in piedi dalla sinistra, persino da quella

cattolica: i diritti individuali intesi come assoluti, la famosa cultura woke che è tollerante solo con se stessa, e ritiene giusto negare il diritto di parlare ed esistere a chi è ritenuto intollerante, cioè a tutti gli altri che non battano le mani ai cortei Lgbtq+ eccetera. Ormai i liceali e universitari americani stavano (stanno) più con le sue idee che con quelle dei moralisti dei loft newyorkesi e i ricconi di Harvard.

Kirk perciò era una minaccia della libertà? Era un tizio che piantava un gazebo in un campus universitario tra i mormoni dello Utah, prendeva un microfono, si sedeva su uno sgabello, e sfidava chi volesse dargli torto: «Se sbaglio, dimostratemelo». E agiva proprio così. Una scrittrice francese ribelle e di sinistra, Emma Bercker, che seguiva i suoi dibattiti, ha scritto che lo amava, identificava la democrazia con lui, era feroce ma non cattivo, rude ma corretto, non aveva pregiudizi sull'interlocutore, era affascinante nel dire cose che a lei parevano sbagliate, ma la obbligavano a cercare la verità. Ha scritto: «I conservatori hanno perso una voce, ne sono consapevoli. Ma coloro che detestavano Charlie Kirk e i valori che rappresentava hanno perso qualcosa di ancora più prezioso: un contraddittore contro cui affinare i propri argomenti e il proprio spirito critico. Se si rallegrano di ciò, è perché non hanno capito nulla, e questa caduta farà male a tutti».

Charlie Kirk meriterebbe un corteo come quelli dedicati a Charlie Hebdo: «Siamo tutti Kirk». Ma non accadrà. Lui lo sapeva e prevedeva brutte cose per sé e quelli come lui. Alcuni mesi fa aveva condiviso un sondaggio su X, condotto dall'istituto Network Contagion per Fox News, secondo cui il 48% dei progressisti riteneva almeno in parte giustificato assassinare Elon Musk e il 52% condivideva lo stesso pensiero riguardo a Donald Trump. Kirk aveva interpretato questi dati come un segnale di una «frenesia di violenza» da parte della sinistra, definendola una «cultura dell'assassinio». Queste dichiarazioni sembrano aver anticipato, in modo profetico, la sua tragica morte. Il suo essere padre, marito, uomo libero, non lo ha salvato da «Bella ciaooooo», con cinque «o», massì, esageriamo.