Il magistrato ideale per i giornalisti è quello che gli passa le notizie.
Potrebbe sembrare una banalità, ma fa un certo effetto vederla ammessa pubblicamente, anzi ufficializzata con tanto di bollo e pergamena, perché da qualche parte, in un angolino della visione periferica del ruolo di giornalista, qualcuno avrebbe potuto ancora pensare che il magistrato perfetto fosse quello che indaga e giudica con scrupolo, equilibrio, severità, umanità: e ce ne sono. Ma i giornalisti dell'Associazione stampa toscana hanno deciso di premiare il procuratore della Repubblica di Prato Luca Tescaroli. Si dirà: magari lo hanno premiato proprio perché scrupoloso, umano, equilibrato. No, lo hanno premiato perché gli dà le notizie. E perché risponde al telefono "a qualunque ora". D'altronde i giornalisti lavorano fino a tardi, e capita di dover fare una domanda anche a notte incipiente. Molti procuratori riattaccherebbero o li mandarebbero al diavolo. Tescaroli risponde.
Tescaroli a Prato è arrivato recentemente, dopo avere lavorato a lungo a Firenze, dove insieme al suo collega e compagno di corrente Luca Turco ha dato la caccia per anni a Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri, accusandoli di essere i mandanti delle stragi di mafia. E anche quelle, va ricordato, furono inchieste che riempirono pagine e pagine di giornali. Poi Turco è andato a fare il procuratore a Prato. E si è conquistato - come raccontato ieri dal Foglio - la Pergamena al merito dell'Associazione dei cronisti, motivazione ufficiale "avere sempre fornito puntualmente le notizie a qualsiasi ora": segue l'elenco di tutte le inchieste importanti od oscure (cosa sarà mai la "guerra delle grucce"?) raccontate da Tescaroli ai cronisti. Come gli consente di fare la legge Cartabia, anche se a dire il vero nella legge tra le modalità di comunicazione tra procuratori e informazione sono indicati i comunicati e le conferenze stampa, non le telefonate notturne.
Del ruolo di portavoce unici delle loro Procure, assegnato loro dalla Cartabia, i vari capi fanno utilizzi variegati; il terribile procuratore di Bolzano Axel Bisignano ha diramato un decalogo tetragono, "nessun giornalista è autorizzato a scrivermi messaggi perché non risponderò, nessun giornalista è autorizzato a chiamarmi per telefono e mi sento autorizzato a forzare la mia buona educazione e chiudergli il telefono in faccia". Tescaroli a quanto pare la pensa diversamente, ed è suo diritto. Ma il problema non è Tescaroli. Il guaio è che da decenni, in Procure grandi e piccole, la stampa si è innamorata di magistrati che magari avevano (o non avevano) altri meriti ma sono stati trasformati in eroi del diritto solo perché come Tescaroli "rispondevano".
Ci sono stati magistrati che avevano il loro cronista-cantore personale, e altri che hanno avuto a cantare le loro gesta interi cori. In questo modo sono state costruite carriere giudiziarie e politiche. E il ruolo vero della stampa, il controllo delle malefatte del potere, è andato spesso a farsi benedire.