Vivere ogni punto come l'ultimo, dando tutto se stesso. L'ha fatto Flavio Cobolli ieri nel Tempio del tennis. Sì Flavio, te lo sei proprio meritato il Centrale di Wimbledon, per il percorso affrontato sui prati dell'All England Club e il modo in cui hai tenuto testa all'idolo di una vita.
Stavolta non è stato come a Shanghai nel 2024, quando l'ammirazione per Novak Djokovic aveva preso il sopravvento rispetto all'animus pugnandi. Sull'erba di Church Road non c'era il ragazzino che bramava per un autografo di Nole, ma un gladiatore nell'arena, in cerca della gloria che rende gli eroi immortali. Al cospetto del sette-volte trionfatore a Londra un giocatore vero, degno della top-20 conquistata in questo magico cammino nella perfida Albione. Primi passi circospetti, quasi temendo di danneggiare ulteriormente il manto erboso. Roger Federer aveva raccontato nella sua prima volta nell'impianto principale londinese di quanto le sensazioni fossero uniche, ma anche difficili da gestire per chi non era in possesso di uno storico. Non è stato così per Cobolli che, con coraggio leonino, ha affrontato a viso aperto Djokovic, mettendo sul tavolo le sue carte migliori: movimento perpetuo, colpi potenti e grande voglia di lottare. Un contrattaccante di qualità opposto al migliore della storia nel praticare questo tipo di tennis. La partita si è sviluppata su questo canovaccio e il romano è stato in grado di strappare il primo parziale all'asso serbo, mettendo insieme tutto quel che di buono c'è nel suo gioco. Un 7-6 (6) made in Flavio. Dal canto suo Novak ha fatto valere la propria esperienza, trovando le soluzioni ai problemi proposti dall'azzurro, ma non è stato un assolo, piuttosto un confronto punto a punto in cui il campione nativo di Belgrado si è dovuto sudare i propri quindici, anche col rischio di farsi male nelle battute conclusive per via di una scivolata. L'ha fatto alla grande il balcanico, andando a corrodere le certezze del suo più giovane avversario, dando un saggio del proprio modo di intendere lo sport del Diavolo. Un logorio a fianchi, suggellato dallo score di 6-7 (6) 6-2 7-5 6-4 in 3 ore e 13 minuti di gioco. Applausi a scena aperta per entrambi e grande dimostrazione di rispetto di Nole nei confronti di un Cobolli sugli scudi e degno di un quarto di finale del torneo più importante del pianeta.
"Prima di tutto, grandi congratulazioni a Flavio per una grande performance. Ci avevo giocato a Shanghai, ci siamo allenati spesso, ma mai c'eravamo affrontati sull'erba. C'è una bella differenza e lui ha giocato una partita di alto livello e mi ha sorpreso per il coraggio e la qualità del suo tennis. È un ragazzo che vedremo molto spesso nel futuro a questo punto degli Slam", così Djokovic. Per lui 14ª semifinale a Wimbledon, meglio di Federer, 52ª in totale nei Major, e dunque domani ci sarà l'atteso incrocio nel penultimo atto con Sinner. "Sarà una grande sfida con lui", ha aggiunto il 24-volte vincitore nei Major. Di sicuro, però, l'Italia potrà contare anche su un altro grande giocatore nel massimo circuito e il suo nome è Flavio Cobolli.