Venerdì 11 e sabato 12 luglio torna La Ripartenza, l’evento ideato da Nicola Porro, vicedirettore del Giornale, arrivato alla sua nona edizione.
In diretta dal Teatro Petruzzelli di Bari, Nicola Porro intervista il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Tra guerre, tensioni in Medio Oriente e in Ucraina, l’esponente di Fdi spiega l’importanza di investire nella Difesa per garantire la sicurezza del Paese (e dell’Europa).
La Conferenza per la ricostruzione in Ucraina, ha spiegato il ministro Crosetto, "è coltivare una speranza, è pensare che la guerra possa finire. E che questa sia avvenuta mentre i volenterosi parlano di un intervento diverso dell’Europa, è un segnale". C'è una parte di Paesi, ha proseguito il ministro, "non quelli lontani dalla Russia, che pensa che tutto potrà tornare come prima. Quelli dell’est no. Pensate alla Svezia: fino a due anni fa era neutrale. Poi ha deciso di entrare nella Nato e più di tutti ha paura. Ora programmano la costruzione di un cimitero possa stare il 5% della popolazione. La sensazione di alcuni Paesi è che Putin non sta aumentando i soldati per l’Ucraina e c’è una parte dell’Europa che ha paura. Sono convinti di questo timore, i loro parlamenti sono convinti all’unanimità".
La pace "è un equilibro: so che ti attacco mi faccio male e viceversa. Serve costruire dialoghi di pace". E questi dialoghi si compiono in molti modi, ma la deterrenza, ha proseguito, è fondamentale. "Il primo Paese a portare aiuto alla popolazione palestinese è stata l’Italia. Avviamo mandato la nave Vulcano in Egitto e abbiamo ricoverato i feriti palestinesi dall’inizio. Abbiamo imbarcato su quella nave medici e infermieri e abbiamo curato le persone. dobbiamo essere orgogliosi che in un momento in cui gli altri pensa solo alla guerra c’è un Paese che cerca di portare sollievo", ha detto ancora il ministro. Sul riarmo, il ministro ha spiegato che "la difesa è una cosa che costa cara: il tema è? Dobbiamo metterla su o no? Il problema della Difesa è che nessuno pensa che sia utile, solo quando ti serve te ne rendi conti. Il tema non è solo la Russia ma è un mondo che è cambiato completamente, in cui la forza è un metodo di dialogo. Prima erano affascinanti i Paesi con risultati sociali e grandi democrazie. Adesso non sono più quelli i riferimenti. Ma ‘quella nazione è forte’, ‘quella nazione ha il petrolio’, ‘quella nazione ha la tecnologia’".
Noi, ha detto ancora, "abbiamo creato ricchezza perché siamo stati la nazione che prendeva materie prime da tutto il mondo trasformandole in qualcosa di straordinario. Siamo diventati grandi così, trasformando le materie prime. Siamo stati per anni i primi produttori al mondo. La ricchezza futura si costruisce su cose complesse, in parte su quello ma in parte sulla tecnologia e per fare questa servono materie prime che non abbiamo. La grande guerra che nessuno vede è quella tra Cina e Usa è su chi comanderà il mondo nei prossimi decenni. Si combatte sulle terre rare, e il monopolio lo ha la Cina, che ne ha il 90%. La guerra futura in Africa verrà combattuta per le materie prime. Quelle guerre si combattono anche con le armi tradizionali: arriverà il momento in cui parleranno le armi tradizionali per non far vincere uno o l’altro. Ci siamo resi conto che una cosa che succede a 3mila km di distanza poi entra nelle case". Il fatto "che io possa spendere meno perché c'è l’Europa è positivo. Ognuno fa la sua parte ed è più efficace". Il risultato del riarmo si vedrà tra 5 o 6 anni, e la politica "vera è quella che pianta alberi della cui ombra godranno i figli".
Le forze armate italiane, ha detto Crosetto, "credo che in Europa siano le più efficienti perché inquietante questi anni abbiamo dato prova di una capacità che altri non hanno. Non eravamo preparati al periodo in cui siamo. Non avevamo le scorte per affrontare un attacco perché nessuno pensava ci fosse. Non ti adegui in un giorno e ti adegui con sacrificio". Il 65% degli investimenti, ha aggiunto, "sono stipendi, pensioni e servizi intermedi. Solo il resto è investimento in armamento. Per me significherà investire in ricerca e innovazione. Quelle cifre (400miliardi in 10 anni, come dice l'opposizione ndr) non le regge il bilancio e non le puoi spendere". Sulla leva obbligatoria, ha detto ancora Crosetto, "può servire per educare delle generazioni. Ma la Difesa è una cosa da professionisti, la Germania sta provando ad ampliare la leva, offrendo ai volontari di farne un anno. Noi dovremmo aumentare la parte di professionisti".
In conclusione di dibattito, il ministro ha fatto quasi un appello a tutto l'arco politico: "Si faccia polemica su tutto ma su alcuni temi come la Difesa non puoi fare polemica. La Difesa è il presupposto della democrazia, tutto il resto è una declinazione. Qui non stiamo parlando di entrare in guerra, parliamo del prerequisito, senza la Difesa non c’è democrazia: la Difesa è lo scheletro dell’istituzione. Le forze armate non hanno colore politico, non possono. Lo Stato e chi lo serve ha un compito difficilissimo".