La guerra a Gaza "investe" la Vuelta

Scritto il 14/09/2025
da Gaia Cesare

Nuove proteste anti Israele. L'ultima tappa della gara ciclistica accorciata di 5 km

Oltre mille agenti di polizia e 400 della Guardia Civili sono stati schierati a Madrid, nel timore di disordini, in vista delle manifestazioni pro-Palestina in programma per oggi pomeriggio. L'ultima tappa della Vuelta, una delle tre grandi corse del ciclismo insieme al Tour de France e al Giro d'Italia - prevista oggi tra Alalpardo e la capitale spagnola - è stata accorciata di 5 chilometri, dopo le minacce dei ciclisti di abbandonare la gara, se fosse stata messa nuovamente a rischio dai dimostranti pro-Gaza. Nelle scorse settimane le proteste hanno provocato la caduta di due corridori (non israeliani) e diversi fermi e una deviazione del percorso di nuovo ieri, a 18 km dal traguardo, al grido di "Non è guerra, è genocidio" ai danni del team israeliano.

La guerra nella Striscia di Gaza segna una domenica spagnola di nuove contestazioni anti-Israele, incoraggiate dal governo del primo ministro socialista Pedro Sánchez, il più duro in Europa nei confronti di Tel Aviv e della sua gestione del conflitto, tanto da aver già imposto sanzioni, introdotto 9 nuove misure anti-israeliane e riconosciuto lo Stato palestinese. "Una cosa è proteggere il tuo Paese e un'altra è bombardare e uccidere per fame bambini innocenti", ha detto Sánchez. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu lo ha accusato di lanciare una "minaccia genocida contro Israele", spingendo Madrid a convocare l'ambasciatore israeliano per queste dichiarazioni.

Diplomazia, politica e sport si intrecciano. La mobilitazione di oggi si preannuncia "di massa e pacifica", annuncia la ministra della Sanità Monica Garcia, che si dice "molto orgogliosa del ruolo della Spagna contro il massacro a Gaza" ed è consapevole della grande visibilità della Vuelta. Un volantino anonimo, che invitava i cittadini a scendere in strada con bandiere palestinesi, è diventato virale sui social media e nelle chat di quartiere. Chi protesta è convinto di poter associare la guerra in Ucraina a quella a Gaza. Se le squadre russe sono state bandite dagli eventi sportivi internazionali - è il ragionamento - allora anche le squadre israeliane dovrebbero essere punite. Si ignora la differenza fra Stato aggressore (la Russia) e Stato aggredito (Israele). Eppure il principio dei contestatori è condiviso dall'esecutivo spagnolo, con la portavoce e ministra dello Sport, Pilar Alegría, certa che "la neutralità non è più possibile di fronte alla morte e alla distruzione a Gaza" e "lo sport non può essere isolato dal mondo che lo circonda".

Per tutta la durata della gara, i manifestanti hanno tentato con striscioni e proteste di bloccare il percorso e hanno costretto ad accorciare già due tappe. La Israel Premier Tech, che ha un solo corridore israeliano alla Vuelta, si è rifiutata di abbandonare: "Creerebbe un precedente pericoloso". Eppure un giudice dell'Audiencia Nacional, tribunale speciale di Madrid, ha respinto la denuncia contro i promotori delle proteste, presentata dall'associazione Acom, Azione e comunicazione sul Medio Oriente, che puntava il dito contro il "sistematico atto di discriminazione nei confronti della squadra israeliana basato sulla nazionalità" e chiedeva la cancellazione della competizione. Si pedala, dunque, fra le proteste per una guerra che non accenna a fermarsi.