Non è ancora chiusa la vicenda giudiziaria che vede coinvolto Khalid Sheikh Mohammed. Una corte d’appello federale di Washington ha infatti annullato l’accordo che avrebbe consentito all’ideatore degli attentati dell’11 settembre 2001 di dichiararsi colpevole in un patteggiamento che lo avrebbe così salvato dal rischio di pena di morte.
Una novità significativa, che riapre un procedimento che sembrava chiuso dopo quasi venticinque anni ricchi di ostacoli legali e logistici. E la sentenza ribadisce non ci sarà una conclusione rapida all'annosa battaglia delle forze armate a stelle e strisce e delle varie amministrazioni per assicurare alla giustizia l’uomo accusato di aver pianificato gli attentati alle Torri gemelle.
Il patteggiamento era stato negoziato per ben ventisette mesi e aveva ricevuto il via libera dei procuratori militari e dell’alto funzionario del Pentagono responsabile per Guantanamo. L’intesa prevedeva l’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale per Mohammed e altri due associati, ossia Walid bin Attach e Mustafa al-Hawsawi. L’accordo era stato giustificato come un tentativo di dare “un senso di chiusura e di giustizia” alle famiglie delle vittime delle stragi di Al Qaeda. In realtà erano esplose le polemiche, con l’attacco dell’allora candidato alla vicepresidenza JD Vance (“abbiamo bisogno di un presidente che uccida i terroristi, non che tratti con loro”) e la delusione di tutti coloro che agognavano la condanna a morte.
Mohammed – anche noto come “KSM” – si è sempre vantato con gli investigatori di aver immaginato e organizzato gli attacchi dell’11 settembre. “Sono stato responsabile dell’operazione 11 settembre, dalla A alla Z” la sua confessione davanti al tribunale militare. Laureato in un’università Usa, lavorava per il governo del Qatar quando iniziò a pianificare gli attentati. Suo nipote nel 1993 fece esplodere una bomba nel World Trade Center a New York. E, ancora, ha confessato di essere stato coinvolto in altre trenta operazione, inclusi gli attentati di Al Qaeda a Bali e in Kenya e l’assassinio del giornalista americano Daniel Pearl.