Jannik "rialza il gomito" e riscatta il regalo: "Così mi sento vincitore"

Scritto il 10/07/2025
da Marco Lombardo

Il numero uno del mondo batte Shelton in 3 set dopo il ritiro di Dimitrov e i problemi al braccio

Alla fine il giallo è risolto: l'assassino è sempre lo stesso. Fasciato e con un piccolo brivido, Jannik Sinner approda in semifinale per il quarto Slam consecutivo, onorando il colpo di fortuna avuto contro Dimitrov e cancellando le paure che il suo Wimbledon fosse finito per un gomito dolorante. Sarà dunque un venerdi da supersfida con Djokovic, ma il sorriso con cui ha accolto l'ultimo colpo fuori di Shelton spiega come molta ansia sia passata. Domani - ovvero oggi - sarà un altro giorno, e sarà più tranquillo: "Lunedì non mi sono sentito un vincitore, in questo caso la sensazione è diversa: sono molto contento della prestazione, Ben serve molto bene e bisogna cogliere l'occasione. È bellissimo giocare queste partite". Che sollievo: resta ovviamente la massima riservatezza sul perché di queste ore delicate, anche quando l'intervistatrice gli chiede del suo malanno Jannik si limita a dire che la vigilia non è stata quella migliore, che però il gomito va molto meglio. "Ma non voglio scuse: sono riuscito a giocare il mio tennis". Questa è la vera notizia.

Insomma un'altra giornata epica per Sinner, di quelle che solo Wimbledon sa raccontare. Cominciata ufficialmente alle 11.30, quando Jannik con il suo team e lo sparring partner Vasamì (non a caso mancino), si sono presentati sui campi dell'Aorangi Park per testare i colpi. "Sarà a posto" aveva detto Darren Cahill, e così appunto è sembrato, con Sinner concentrato a rimettersi a punto in vista del quarto di finale del pomeriggio, al quale arriva sempre fasciato ma più concentrato, mentre accompagna Ben Shelton nella camminata verso la sedia. Qualcuno trattiene il sospiro, ma basta qualche scambio per capire che non sarà come lunedì, che il numero uno del mondo è tornato. Il match, insomma, si incanala subito dalla parte giusta: c'è solo da sminare il servizio di Shelton, che - come capita ai grandi battitori - funziona per tutto il set. E allora, come insegnava Federer davanti ai bombardieri, bisogna solo mettersi lì con pazienza ad aspettare il momento, che poi è quello del tie-break: Sinner va sotto 1-2, poi infila sei punti di seguito e chiude il discorso.

Il brivido, si diceva: a metà del secondo set una steccata di diritto si trasforma in una vibrazione che scuote il braccio e, appunto, il gomito menomato. Jannik scuote l'arto con una smorfia di dolore, e per qualche punto la sua tradizionale poker face si trasforma in un'espressione infastidita, quella che di solito assume quando gli viene il timore che il suo perfetto ingranaggio si inceppi. Dura poco, però: torna a tirare a tutta forza, Shelton resiste solo aggrappandosi alla battuta, ma quando deve palleggiare torna un pulcino del tennis un po' bagnato. La logica è che sul 5-4 all'americano prenda un po' fifa, ed infatti due errori in lunghezza trasformano la parità in un break, e quindi nel secondo set per l'italiano. Che poi è la copia del terzo, stessa situazione: Shelton sfodera altri ace, ma al momento decisivo smarrisce il servizio e al terzo match point il giallo finisce: "Non vedo l'ora di tornare in campo venerdì: quando sei giovane non ti abitui mai a questi grandi stadi, sarà ancora una volta speciale". Come un bel romanzo a puntate.